STORIA E LEGGENDE DI PIAZZA SAN DOMENICO MAGGIORE

La parte posteriore dell’abside della Basilica di San Domenico Maggiore si affaccia sulla scenografica Piazza San Domenico Maggiore, una delle più caratteristiche e romantiche della vecchia Napoli, col suo obelisco sormontato dalla statua bronzea del santo, contornato, come in una fastosa cornice, dai grandi palazzi dei Del Balzo (poi abitato dal famoso animatore della Congiura dei Baroni, Antonello Petrucci), dei Casacalenda, dei Corigliano, dei Sansevero (sede dei di Sangro, il più noto dei quali fu Raimondo di Sangro, cui si deve l’abbellimento della famosa Cappella Sansevero, notevole per le sue opere d’arte)

Piazza San Domenico Maggiore è la porta del Decumano inferiore. Definisce il centro esatto del perimetro storico di Napoli e ruota intorno all’obelisco di San Domenico, ex voto dei napoletani per un’epidemia di peste scongiurata nel 1656. La guglia, dove emergono due sirene dalla doppia coda, è ispirata al nome della Basilica che Carlo II d’Angiò fece erigere tra il 1283 e il 1324. Ne fu deliberata l’erezione in occasione della famosa peste del 1656. I lavori iniziarono due anni dopo su disegno di Francesco Picchiatti (1619-94) o, secondo altri, di Cosimo Fanzago (1593-1678). Interrotti, ripresero ai tempi di Carlo di Borbone sotto la direzione di Domenico Antonio Vaccaro (1681-1750), che li portò a termine nel 1737. Ricca di marmi, bassorilievi, medaglioni e statue, la cosiddetta guglia di San Domenico termina con una piramide sormontata da una pregevole statua bronzea del santo, eseguita su disegno e con l’assistenza dello stesso Vaccaro.

La piazza è il crocevia del Centro antico napoletano, dove Spaccanapoli incontra Mezzocannone, la via delle Università. Da qui si va a San Gregorio Armeno, la stradina dei presepi. Da qui passava il principe Raimondo di Sangro per giungere al vicino laboratorio adiacente la cappella di famiglia, al cui interno il Cristo Velato. E fu qui, nel 1590, che le mura di Palazzo Sansevero furono testimoni di un sanguinoso fatto di cronaca: l’assassinio di Maria D’Avalos e del suo amante Fabrizio Carafa, colti in flagrante adulterio dal marito della bellissima principessa, il madrigalista Carlo Gesualdo. Da quel giorno, sussurra la leggenda, il fantasma della donna si aggira, etereo e sofferente, tra l’obelisco e il portale del palazzo in cerca dell’amore tragicamente perduto.

Una storia e una piazza immortalata in edifici blasonati dove dimorò l’aristocrazia napoletana fin dal 1600.

Piazza San Domenico Maggiore, 8A
Napoli – Italia
+39 333 863 89 97

Contattaci

    * Do il consenso al trattamento dei miei dati