Dopo essere stata esposta a Roma presso Villa Farnesina per la mostra “Leonardo a Roma: influenze ed eredità” torna finalmente presso la sala degli arredi sacri del museo DOMA di San Domenico Maggiore la tavola del “Salvator Mundi” di scuola di Leonardo da Vinci.
Molto si è detto ultimamente su questo dipinto, soprattutto in seguito al ritrovamento del presunto originale eseguito dal maestro e battuto all’asta per la cifra record di 450 milioni di dollari nel novembre del 2017, una tavola tra l’altro molto simile al Salvator Mundi di San Domenico Maggiore.
Il “nostro” Salvator Mundi fu probabilmente portato a Napoli da Giovanni Antonio Muscettola, ambasciatore di Carlo V presso papa Clemente VII e proprietario della cappella di San Giuseppe, sita nella controfacciata destra della basilica, da cui proveniva il quadro. Il tema fu quasi certamente elaborato da Leonardo negli anni romani. ll restauro di questo esemplare fa ipotizzare un trasporto diretto da un disegno del maestro preparato come modello per i suoi assistenti e adattato in corso d’opera. L’autore della tavola, considerata tra i più autorevoli lavori del catalogo dei leonardeschi, non ha purtroppo un nome. Diverse sono le ipotesi su chi potesse averla dipinta. Una delle più convincenti identifica l’artista nel messinese Girolamo Alibrandi per la ripresa del sostrato fiammingo e antonelliano rintracciabile nell’opera, ma non é da escludersi, secondo alcuni, anche un contributo del maestro. Poche quindi le certezze su questo enigmatico dipinto mentre invece ancora molti sono i misteri da svelare.